L’errore, come frutto di una scelta ๐ŸŒ

Esistono frasi che, per la loro approssimazione, risultano pleonastiche o addirittura ingannevoli ~ Una di queste frasi puo’ essere la seguente: ~”Ho sbagliato, ho commesso un errore”~.

Chi proferisce questa esternazione, pur asserendo una VERITA’ OGGETTIVA, (con cui lamenta un risultato discutibile), al tempo stesso, in qualche modo, MENTE, ovvero DISCONOSCE che l’errore commesso e’ il frutto di una sua SCELTA, della quale evidentemente non intende acquisire la responsabilita’.

Ammettere un proprio errore non e’ eticamente sufficiente SE lo si considera come un fatto casuale.

E’ radicata l’abitudine di definire tout court ERRORE cio’ che piu’ esattamente rappresenta una propria DECISIONE assunta.

Tranne alcune situazioni specifiche (connotate da  ingenuita’, o inesperienza), la persona, con dolo o senza dolo, consapevolmente o avventatamente, SCEGLIE di sbagliare.

Spesso sceglie di sbagliare perche’ la strada erronea e’ piu’ accattivante rispetto a quella giusta, o sceglie di sbagliare perche’ non intende rinunciare ad un obiettivo allettante.

Dove finisce la  preziosa liberta’ personale di scelta se, invece di esercitarla con cognizione, la releghiamo al fatale errore?

Essa finisce, come il topo attirato dall’esca del formaggio, nella trappola scaltramente allestita da altri.Quando ascoltiamo da qualcuno la frase virgolettata, (“Ho sbagliato, ho commesso un errore”), possiamo, con rapido pensiero, rispondere nel nostro intimo (ove non sia opportuno farlo apertamente e direttamente):  ~”No, non hai commesso un errore, hai fatto una scelta”~.

Gli errori sono umani, e come esseri imperfetti tutti commettiamo errori ~ MA, sempre e comunque, essi costituiscono il frutto di una scelta libera di cui bisogna assumere la piena RESPONSABILITA’.

Liquidare le decisioni sbagliate come fatali errori puo’ essere ipocritamente fuorviante.

Sul tema esiste il bellissimo film “Le idi di marzo” (2011) con Ryan Gosling e Philip Seymour Hoffman.  ® ๐ŸŒ 

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