Il linguaggio epico ๐ŸŒ

“...E’ figlia al silenzio la piu’ bella sorte. Verra’ dal silenzio, vincendo la morte, l’Eroe necessario. Tu veglia alle porte. Ricordati e aspetta” ~  Da: Canti delle Ricordanze e dell’Aspettazione, di GABRIELE D’ANNUNZIO.

E’ conosciuto ai piu’ lo straordinario linguaggio epico del poeta, che traeva dagli animi energie sepolte e prospettava visioni di splendida azione.

D’annunzio fu il cantore piu’ nobile e avanzato del ‘900, poiche’ tra le sensuali e penetranti considerazioni del suo osservare, accese incredibili bagliori e fiamme.               

Purtroppo la faziosita’ becera della politica ha opacizzato il suo genio collocandolo, ad un certo punto, tout court, in zona destrorsa (leggi:  fascista), senza considerare, (ignoranza?), che in realta’ egli fu convintamente libero di pensiero, e migro’ dall’estrema destra, all’estrema sinistra, senza trovare in ambo le parti soddisfazione alle sue istanze.

E’ notoria una certa diffusa (ma non unanime) antipatia verso tutto cio’ che esalta la individualita’ e la potenza di essa, antipatia indotta nelle masse ignare o dormienti dai Poteri attivi, dai loro pervasivi messaggi mediatici e (sotto)culturali.        

Molti untori, compresi registi ruffiani, (posso affermarlo in quanto appassionata cinefila), hanno rappresentato qua e la’, D’Annunzio come un esaltato e mediocre fascistoide amico di Mussolini, ignorando, (in senso stretto e in senso lato), il pregio dell’ arte poetica, (che e’ valore superiore ad ogni posizione di parte), apprezzata nel mondo e subdolamente sminuita proprio qui, nel suo Paese.

I Poteri temono il fiammeggiare del pensiero elevato, che accende gli animi, ed amano gli untori, di cui si circondano come sentinelle del loro Stato. 

Un esercito di untori ha sostituito l’esercito dei soldati coraggiosi, che si sono persi come aghi spuntati nel grande “pagliaio ammassato”, fieno da foraggio, fieno  in attesa del progettuale oscuro utilizzo. ® ๐ŸŒ

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