“...E’ figlia al silenzio la piu’ bella sorte. Verra’ dal silenzio, vincendo la morte, l’Eroe necessario. Tu veglia alle porte. Ricordati e aspetta” ~ Da: Canti delle Ricordanze e dell’Aspettazione, di GABRIELE D’ANNUNZIO.
E’ conosciuto ai piu’ lo straordinario linguaggio epico del poeta, che traeva dagli animi energie sepolte e prospettava visioni di splendida azione.
D’annunzio fu il cantore piu’ nobile e avanzato del ‘900, poiche’ tra le sensuali e penetranti considerazioni del suo osservare, accese incredibili bagliori e fiamme.
Purtroppo la faziosita’ becera della politica ha opacizzato il suo genio collocandolo, ad un certo punto, tout court, in zona destrorsa (leggi: fascista), senza considerare, (ignoranza?), che in realta’ egli fu convintamente libero di pensiero, e migro’ dall’estrema destra, all’estrema sinistra, senza trovare in ambo le parti soddisfazione alle sue istanze.
E’ notoria una certa diffusa (ma non unanime) antipatia verso tutto cio’ che esalta la individualita’ e la potenza di essa, antipatia indotta nelle masse ignare o dormienti dai Poteri attivi, dai loro pervasivi messaggi mediatici e (sotto)culturali.
Molti untori, compresi registi ruffiani, (posso affermarlo in quanto appassionata cinefila), hanno rappresentato qua e la’, D’Annunzio come un esaltato e mediocre fascistoide amico di Mussolini, ignorando, (in senso stretto e in senso lato), il pregio dell’ arte poetica, (che e’ valore superiore ad ogni posizione di parte), apprezzata nel mondo e subdolamente sminuita proprio qui, nel suo Paese.
I Poteri temono il fiammeggiare del pensiero elevato, che accende gli animi, ed amano gli untori, di cui si circondano come sentinelle del loro Stato.